Articolo di Marina Di Bitetto|Genio Positivo |CHO|Hr Consultant|Self Science Trainer
e Roberta Clemente |Genio Positivo|Psicoterapeuta|Imprenditrice|Esperta in Benessere Organizzativo
Scoprire il proposito e costruire una cultura della felicità per raggiungere il successo e la sostenibilità della propria “stella nascente”
Una start up nasce da una “scintilla”, un “qualcosa” di indecifrabile ed immensamente prezioso che induce le persone a mettere il loro talento, i loro soldi, il loro tempo ed entusiasmo verso una finalità comune, un progetto condiviso che connette e crea una energia intangibile che clienti e dipendenti avvertono chiaramente e che possiamo definire il “vero motore della crescita”, soprattutto nei primi anni di vita dell’azienda.
Le più recenti ed autorevoli ricerche mondiali condotte da Harvard, Gallup e Ernst & Young su una popolazione di oltre 400 dirigenti delle maggiori aziende quotate in borsa hanno evidenziato in modo consistente ed univoco l’importanza di mettere al centro della propria strategia l’anima, ovvero il “proposito” dell’organizzazione.
Questi dati mostrano che le aziende che hanno un proposito condiviso e lo hanno integrato nei processi organizzativi hanno dipendenti 1,7 volte più soddisfatti ed “engaged” ed una maggiore capacità di attrarre e trattenere talenti, oltre l’80% di clienti in più e con un elevato livello di fedeltà ed infine un valore economico di borsa 10 volte superiore a quello delle aziende che non hanno un chiaro proposito, non lo perseguono e non lo “vivono” concretamente in azienda.
Ma cos’è il proposito?
Il proposito di una organizzazione è la sua ragion d’essere, lo scopo più grande che l’azienda si propone, intrecciando i valori, i talenti ed il proposito di tutti gli individui che la compongono e portando benessere al mondo.
È una “identità d’impresa” che nasce dai suoi fondatori e diventa autonoma, arricchendosi e modificandosi nel tempo, seguendo l’evoluzione del percorso di tutti gli attori che la “vivono”.
Questa “anima d’impresa” è composta da 3 elementi chiave: business intent, ovvero la ragion d’essere, la connessione con i clienti, ovvero la focalizzazione precisa sulle persone o sulle aziende da “servire” e sui loro bisogni e desideri ed infine l’esperienza offerta ai dipendenti, ovvero la capacità di offrire alle persone di esprimere sé stesse con pienezza ed alta autonomia e capacità decisionale a tutti i livelli.
Le ricerche dimostrano che quanto più il proposito è ancorato a concetti collegati al bene comune o valori universali, tanto maggiore è la capacità dell’azienda di attrarre talenti, clienti e rimanere longeva nel lungo periodo.
L’ultima “Business Roundtable”, la più importante tavola rotonda americana sul Governo d’impresa che riunisce gli amministratori delegati di duecento tra le più influenti aziende e multinazionali, tenutasi ad agosto 2019, è un esempio di come si stanno recependo queste informazioni. Il nuovo “Manifesto del Business” che è stato redatto mette al centro dello sviluppo futuro d’impresa il proposito e l’attenzione alla creazione di valore per clienti e dipendenti, rapporti etici ed equi con i fornitori, il sostegno alla comunità e il rispetto dell’ambiente.
Questo documento, che arriva dopo 22 anni dal precedente, rappresenta una svolta epocale nel mondo del Business poiché sancisce il passaggio da uno scopo d’impresa basato sul “profitto a tutti i costi” – figlio di una visione del mondo di tipo ego-sistemico – ad un proposito organizzativo basato sulla creazione del valore per per tutti gli stakeholders d’impresa, naturale conseguenza di una visione del mondo di tipo eco-sistemico e nucleo propulsore del successo, economico ed etico.
I dati e la scienza ci dicono dunque che è proprio dal proposito che dobbiamo iniziare per garantire alla nostra azienda un futuro prospero e sostenibile.
Tutti gli start-uppers e fondatori d’impresa conoscono bene questo “spirito” così trainante, vivo e vitale delle start up, tuttavia pochissime start up riescono a mantenerlo e a farne il pilastro sul quale costruire il proprio successo nel tempo.
I dati raccolti sulle start up a livello mondiale dicono infatti che benché quasi tutte le start up nascano con una idea innovativa, ambizioni di scalabilità ed una forte specializzazione del team, oltre l’80% delle start up fallisce entro il 3° anno.
Le Top 3 cause di fallimento messe in luce da CB Insights sono:
- la mancanza di visione eco-sistemica del proprio business
- l’incapacità di gestire il team di lavoro
- la mancanza di direzione e focus condiviso.
Inoltre una recente ricerca pubblicata di recente sull’Harvard Business Review che ha coinvolto 200 tra fondatori e dirigenti di 12 start up in rapida crescita ha evidenziato che anche le start up “unicorno” che crescono rapidamente e che nascono con un forte “proposito” e “connessione” all’interno del team e con i clienti, man mano che crescono e implementano sistemi e strutture per gestire il loro business in continua evoluzione, perdono la loro “anima” e tutto ciò causa una perdita di creatività, di coinvolgimento e di risultati economici e capacità di innovare ed essere agili.
Avere dunque una chiara direzione, sviluppare modalità di lavoro flessibili e coltivare la pienezza e la leadership positiva sono dunque fattori importantissimi per garantire ad una start up di nascere e crescere nel migliore dei modi, tutelando quell’ “anima” che conferisce all’idea ed al team un senso più profondo e sostenibile nel tempo e nelle varie fasi della vita d’impresa.
Da dove partire allora?
Per esperienza personale e professionale sappiamo che il percorso per costruire una start up di successo non è sempre facile: questa infatti è una alchimia tra anime che può essere decifrata solo attraverso l’analisi interiore di ciascuno dei suoi componenti.
E’ necessario tenere in considerazione per ciascun membro del team, i bisogni, i valori, i talenti e la missione che ciascuno “dona” alla azienda nascente. Solo dalla piena consapevolezza e valorizzazione di essi, si può costruire una entità “altra” – la nostra start up – che li contenga tutti, li faccia fiorire, evolvere insieme e contaminarsi di nuovi e produttivi innesti.
Quello che osserviamo e sperimentiamo ogni giorno è che la conoscenza di sé stessi e del team nella sua interezza sono i veri fattori fattori critici di successo di una start up “happy”, ovvero i semi sui quali costruire il proposito condiviso e dal quale far nascere processi e procedure organizzative, basate sulla logica della fiducia, dell’empowerment del team e dello sviluppo sostenibile dell’ambiente.
Sono questi i semi che facciamo fiorire nel nostro lavoro di accompagnamento quotidiano delle nuove idee attraverso il modello “Start hUPpy”, che integra la nostra esperienza professionale in contesti organizzativi con la solidità delle competenze offerte dalla scienza della felicità e dal percorso in Chief Happiness Officer.