di Alessandra Scomparin e Eva Martini, Co-founder di Kaleidohub | Different for People
Chi sono Alessandra e Eva?
Alessandra lavora nel settore HR da oltre vent’anni, prima come HR Manager in azienda, oggi come libera professionista. Specializzata nei temi Agile, Sicurezza Psicologica nei luoghi di lavoro e Diversità e Inclusione. L’autoironia è il suo salvagente!
Diventata mamma a Rio de Janeiro, dove ha abitato per qualche mese, torna a casa con la consapevolezza che il sorriso è la risposta migliore ad ogni salita.
Corre per sentirsi, senza voler raggiungere traguardi e anche per questo ama passeggiare con il suo cane. Bucks – il cane – la corsa, la musica, l’amica del cuore Roberta e autobiografie sono le sue fonti di ispirazione.
Eva lavora per 12 anni come formatrice in una grande azienda digitale, per poi diventare coach e mamma di due splendide figlie.
Musica e viaggi sono la sua benzina. Grande fan del miglioramento continuo, studia e legge per scoprire ogni giorno nuove sfaccettature del mondo.
L’esperienza in azienda ha permesso ad Eva di capire quanto dare un senso al lavoro che si svolge sia importante tanto quanto ricevere uno stipendio. Per questo si impegna nel rendere le aziende un luogo in cui le persone possano fiorire.
Insieme ad Alessandra ha fondato KaleidoHUB.
Com’è cambiata la visione del lavoro e delle organizzazioni grazie alla certificazione in CHO?
La certificazione ci ha permesso di definire un “framework” e un linguaggio, che ci hanno consentito prima di capire meglio la direzione da prendere e poi a comunicare in modo efficace ciò che sapevamo istintivamente di avere ma che non riuscivamo a decodificare del tutto.
Grazie al percorso CHO abbiamo esplorato la circolarità di tutto ciò che accade dentro le organizzazioni e l’impatto che ciascuno ha sulle altre persone.
Comprendere meglio “come funzioniamo” come esseri umani permette di indirizzare ogni dinamica per far sì che tutti si sentano bene nel contesto che vivono.
Oggi sappiamo individuare modelli organizzativi non funzionali e definire gli aspetti sui quali agire in priorità per portare beneficio.
È stato un pò come unire i puntini di quel grande foglio che è la nostra mente. Entrambe abbiamo sempre pensato che il lavoro dovesse essere qualcosa di più del sacrificio. Ci siamo sempre chieste com’è possibile che l’essere umano abbia inventato il lavoro come mezzo per procurarsi il sostentamento e non sia stato poi in grado di trasformarlo in un’attività gratificante, pregna di un significato “altro” oltre a quello economico. Gli studi universitari prima e alcune esperienze di lavoro negative vissute in prima persona, hanno fatto crescere giorno dopo giorno il nostro interesse per l’argomento Cultura del Lavoro. Con la libera professione abbiamo scoperto il valore del nutrimento professionale come leva necessaria per invertire la rotta.
Proprio mentre cercavamo spunti per soddisfare il nostro bisogno di conoscenza abbiamo intercettato il libro Chief Happiness Officer – Il futuro è delle organizzazioni Positive e la certificazione Chief Happiness Officer.
Il percorso ci ha consentito di legittimare pensieri e domande che avevamo da tempo, ma a cui non avevamo avuto il coraggio di dare spazio.
Oggi, grazie all’esperienza come CHO la nostra visione del lavoro si è arricchita di parole e approcci coerenti con la Scienza della Felicità. Abbiamo le competenze per riconoscere modelli disfunzionali e strumenti che ci consentono di individuare le cause per poi proporre le iniziative più adeguate al momento e al contesto. Sappiamo identificare lo stadio evolutivo in cui si trova l’organizzazione per indirizzarla verso il suo X + 1.
Terminata la certificazione, qual è stato il focus del vostro primo miglio?
KaleidoHub è nata dalla fusione delle esperienze nel coaching, nel counseling e nelle HR. Entrambe crediamo nel valore e nell’impatto che generano le persone e le aziende felici. Il nostro focus è agire concretamente su sicurezza psicologica, Diversity & Inclusion, generazioni al lavoro.
KaleidoHub promuove la cura delle persone nelle organizzazioni affinchè queste siano partecipi e coinvolte. In un clima aziendale positivo, aperto e costruttivo, ogni persona può evolvere a favore della crescita del gruppo e del business.
Il nostro obiettivo è far emergere il potenziale delle persone anche attraverso l’intelligenza collettiva. Costruendo rapporti di fiducia, psicologicamente sicuri e basati su una comunicazione autentica, si genera valore e benessere.
Ogni azienda è per noi un caleidoscopio dove ogni persona rappresenta un frammento di vetro colorato. Solo unito agli altri prende forme e significati meravigliosi.
Com’è nato il progetto?
Entrambe collaboravamo in autonomia con aziende in transizione, per via di cambiamenti generazionali, fasi di espansione, tensioni e conflitti interni, problemi di comunicazione, turnover elevato. Già allora, nei casi più complessi, ci davamo una mano per sbrogliare matasse a volte troppo complicate per una mente soltanto.
Durante e dopo la certificazione abbiamo trovato conferma del fatto che ci ispirano valori comuni, uno fra tutti il bisogno trovare nel lavoro un significato più profondo di quello meramente materiale.
Così abbiamo iniziato a pensare ad un progetto comune, che includesse incarichi grandi e piccoli. Abbiamo deciso di dare una “casa” alle nostre idee e a maggio 2023 è nata KaleidoHUB.
La nostra promessa è quella di lavorare in modo concreto accanto alle organizzazioni, con trasparenza e onestà. Ci mettiamo in gioco in prima persona, interroghiamo il nostro modello culturale, lo confrontiamo con quello delle aziende che incontriamo, agiamo con un metodo iterativo.Consapevoli di non avere tutte le risposte continuiamo a studiare, a confrontarci, a cercare forza e supporto nei network che abbiamo iniziato a frequentare.
Raccontateci come funziona
Il nostro target di riferimento è costituito da aziende di medie dimensioni, dalle 20 alle 200 persone circa. Privilegiamo le aziende digitali perché vediamo che sono un po’ più evolute dal punto di vista della cultura del lavoro rispetto a quelle di altri settori, ma non escludiamo altri settori.
Se un potenziale cliente sente che i tempi sono maturi per cambiare il proprio modello e fare del benessere delle persone una solida strategia organizzativa noi siamo ben felici di supportare.
Abbiamo sperimentato che le aziende che si rivolgono a noi hanno già fatto qualche passo avanti nell’ambito delle risorse umane anche se non necessariamente hanno una figura HR interna. Abbiamo esperienza anche con aziende a gestione familiare, anche se non rappresentano il core target. Ci interessano le aziende che vogliono fare un salto evolutivo, quelle che hanno capito che qualcosa va cambiato nel rapporto con le persone che la abitano. Spesso non ne sono consapevoli del tutto quando si rivolgono a noi.
Se pensiamo al modello culturale dell’organizzazione positiva e alle sue quattro dimensioni possiamo dire che Kaleidohub le abbraccia tutte, per questo siamo la risposta ideale per chi cerca strumenti e traiettorie per evolvere.
La Cultural Transformation è la prima dimensione che cerchiamo di trasferire: senza trasformazione della cultura nessuna azione concreta potrà risultare duratura e quindi produrre risultati tangibili. Il linguaggio che proponiamo impatta su comportamenti e reazioni rispetto ai comportamenti. Condividiamo coi leader l’importanza cruciale di dare l’esempio.
La Positive Leadership è la seconda dimensione che ci impegniamo a comunicare quando il cliente ci sottopone una sfida o un progetto. Quando ci viene chiesto di fare formazione e affiancamento a determinati uffici o comparti dell’azienda, proponiamo di affiancare un percorso di Counselling ai leader con l’obiettivo di generare consapevolezza diffusa su che cosa si intenda davvero per felicità al lavoro e per agire sui modelli mentali da disinstallare.
Una volta che il cliente ha compreso cosa si intende per leadership positiva lo aiutiamo a costruire e a presidiare la Corporate Happiness e la Positive Organization, che, di fatto, si traducono in iniziative volte a fare della felicità la strategia organizzativa e a mettere in atto un atteggiamento di coerenza tra quanto si dichiara e quanto si fa.
Il tutto a piccoli passi, con momenti di feedback regolari che consentono di aggiustare il tiro, strada facendo.
Kaleidohub, nel momento in cui scriviamo, ha 9 mesi di vita per cui è ancora prematura ogni valutazione in merito alla sua efficacia. Ciò che ci sentiamo di dire però è che l’investimento fatto e il modo in cui l’abbiamo fatto – prendendoci tutto il tempo per realizzare ogni step nel modo più coerente possibile con i nostri valori e con le dimensioni dell’organizzazione positiva – ci sta incoraggiando a continuare su questa strada. Prova ne è l’aumentato numero di richieste di consulenza e la tipologia di richieste, incentrata per lo più nel favorire due dimensioni: il cambio della cultura e l’acquisizione di competenze di relazione.
Le metodologie che utilizziamo per vendere il nostro modello sono lontane dal marketing tradizionale. Vogliamo farci conoscere raccontando ciò che facciamo, le cose in cui crediamo e condividendo contenuti, ricerche, testi, articoli, dati e tutto ciò che può supportare con i fatti la cultura della felicità nei luoghi di lavoro.
Quali sono state le principali difficoltà o gli ostacoli da superare?
Le difficoltà principali che abbiamo incontrato – e che tuttora incontriamo – non sono legate al progetto Kaleidohub di per sé, sono piuttosto correlate alla cultura dei contesti con i quali ci interfacciamo.
Parlare di felicità al lavoro risulta spesso prematuro in certi contesti del Triveneto.
Per questo abbiamo deciso di adottare linguaggi e strategie ad hoc così da facilitare l’emersione del reale desiderio di mettersi in discussione e di cambiare. È capitato che alcuni progetti non abbiano visto la luce proprio perché la volontà in questo senso non era matura a sufficienza.
Su quali forze avete potuto contare per realizzare il prototipo?
La consapevolezza che la felicità è una competenza che si può allenare ha fatto scattare in noi la molla che ci ha spinto a metterci in gioco per fare la nostra parte. Abbiamo sentito che il momento era arrivato!
Per trovare il coraggio e la forza di progettare il nostro prototipo, abbiamo attinto alle esperienze accumulate nelle aziende, agli studi fatti in questi anni, ma soprattutto dando ascolto al bisogno forte che entrambe sentivamo – e continuiamo a sentire – di andare oltre al lavoro come mezzo per il profitto.
Quando abbiamo iniziato uno dei cardini è stato il tempo: volevamo fosse nostro alleato e non un ostacolo. Abbiamo preso le distanze dal “tutto e subito” e ci siamo ricavate con consapevolezza e impegno del tempo di qualità per pensare al nostro “perché”, all’obiettivo e al target, passando dal naming e dal payoff, per poi proseguire con la ricerca del logo, dei colori e infine alla costruzione del sito: la nostra casa. Ci siamo sempre dette di non fare tutto da sole e ci siamo affidate fin dai primi passi a professionisti e professioniste che condividessero il nostro approccio e i nostri valori. Ora ci stiamo chiedendo chi altri può entrare a far parte di questa realtà, per avere ancora più forza e amplificare l’impatto di una cultura del lavoro positiva.
È stato come coltivare una piantina piccola piccola che aveva già messo radici a nostra insaputa e che chiedeva solamente un buon terreno su crescere e prosperare, grazie ad un nutrimento costante da parte nostra.
Quali sono gli effetti positivi, le lezioni apprese, i primi risultati che potete rilevare?
I primi effetti positivi li abbiamo sperimentati su di noi: eravamo emozionate quando abbiamo letto la proposta di naming e il suo payoff. È stato come scartare un regalo desiderato a lungo!
Poi, nel raccontare il progetto all’esterno, abbiamo raccolto subito fiducia e interesse da parte dei nostri clienti. Voglia di saperne di più e anche incitazioni a continuare su questa strada perché “ce n’è tanto bisogno, ma se ne parlo in azienda non mi capiscono”.
Abbiamo riscontrato che moltissime persone ci seguono su LinkedIn, ma che sono costrette a farlo in sordina perché – ci riferiscono – mostrare di condividere, consigliare, commentare contenuti che promuovono una nuova cultura del lavoro può essere un boomerang. Si tratta di quelle realtà dove si respira un’aria tossica, dove i bad manager hanno ancora troppa carta bianca, dove le persone non contano e si predilige il fatturato. Scoprire questo ci ha lasciate basite da una parte, dall’altra ha rafforzato la nostra convinzione che la strada intrapresa è quella giusta.
Abbiamo anche notato che – anche quando sul momento non è possibile attivare un progetto – si ricordano di noi, apprezzano il nostro approccio trasparente e ritornano, quando i tempi sono maturi. Siamo consapevoli che il network è essenziale, se vogliamo che i nostri messaggi arrivino il più possibile alle organizzazioni. Abbiamo imparato ad ascoltare noi stesse, a comprendere quando anche noi dobbiamo rallentare, poiché il nostro benessere non è meno importante di quello dei nostri clienti. Abbiamo capito quanto è importante avere il coraggio di dirsi le cose chiaramente, con trasparenza e rispetto e adottiamo questo stile anche con il cliente.
Cosa immagini per il prossimo futuro?
Approcciamo il futuro con autentica umiltà. Siamo consapevoli che è difficile tenere distinto con forza ciò che desideriamo cambi a livello di comportamenti, dai passi che le organizzazioni sono effettivamente in grado di fare.
Coraggio e Pazienza sono il nostro mantra.
Il coraggio – anzi, il CURAggio come ci insegna la collega CHO Cristina Cortesi – serve per imparare a mettere la testa fuori, a guardare cosa e come sta cambiando nelle nuove generazioni rispetto ai bisogni che siamo chiamati a decifrare, raccogliere e soddisfare.
Ci aspettiamo un cambiamento che passi attraverso un uso più consapevole del linguaggio, come strumento di evoluzione. Lavoriamo affinché tutti possano portare nelle organizzazioni unicità, sentendosi trattati in maniera equa e inclusiva, in contesti che non deprimono ma anzi nei quali si possa fiorire.
La pazienza ci aiuta a riconsiderare il valore del tempo, della consapevolezza che cambiare comportamenti richiede allenamento, impegno e convinzione. Ci dobbiamo credere tutti! Consulenti, Manager, Leader, CEO in primis!
Con Pazienza e CURAggio, con il buon esempio e il giusto linguaggio, gli atteggiamenti piano piano cambiano.