di Stefania Migliore

“Credo che ogni piccola azione positiva, se coltivata con cura, possa generare un cambiamento autentico e duraturo.”
Chi è Stefania Migliore?
Dal 2012 mi occupo di comunicazione.
Negli ultimi anni, in particolare dopo la pandemia, il mio interesse si è ampliato verso la comunicazione corporate, la sostenibilità, lo Stakeholder Engagement e la Responsabilità Sociale d’Impresa.
A partire dal 2022, i pilastri ESG sono diventati la bussola che guida le mie attività quotidiane, con un’attenzione crescente ai temi ambientali e sociali.
Tuttavia, sentivo la necessità di completare il quadro: approfondire anche i pilastri della Governance e del Sociale, spesso più trascurati ma fondamentali per generare un cambiamento positivo e sistemico.
È così che ho deciso di intraprendere il percorso di certificazione per diventare Chief Happiness Officer, un passo che ha formalizzato e dato strumenti concreti a una sensibilità che era già parte del mio modo di essere e di lavorare.
Com’è cambiata la visione del lavoro e delle organizzazioni grazie alla certificazione CHO?
Questo nuovo approccio ha trasformato profondamente il mio modo di vivere la professione:
oggi ogni iniziativa che sviluppo è pensata non solo in ottica di comunicazione efficace, ma anche di impatto reale sulle persone, sulle comunità e sul territorio.
La certificazione CHO ha rafforzato la mia convinzione che ogni organizzazione possa (e debba) esercitare un ruolo etico, parallelo alla generazione di profitto, nutrendo il senso di scopo dei collaboratori e creando un legame autentico tra attività lavorativa e contributo al bene comune.
Il Primo Miglio: dove tutto inizia
Il Primo Miglio di un CHO è un momento emozionante e carico di speranza: il primo seme si posa in un terreno che si spera fertile, con l’intenzione di far nascere una cultura organizzativa più umana e sostenibile.
La mia semina è stata delicata, gentile, aperta all’ascolto: un dialogo autentico con le persone, per intercettare quei cenni di apertura che fanno capire che il cambiamento, anche se inizialmente piccolo, è possibile.

Dai piccoli passi nascono i grandi cambiamenti
E quando si incontra disponibilità verso l’idea che il benessere dei collaboratori è direttamente proporzionale alla salute dell’azienda, si ha la conferma che il primo seme è caduto nel terreno giusto.
Leadership, cultura e sostenibilità nel tempo
Avvertire apertura e condivisione ai vertici è un’iniezione di energia positiva che ci spinge a fare sempre di più perché significa che il cambiamento culturale è desiderato e viene sentito come necessario per consentire all’organizzazione di essere sostenibile nel tempo e accogliere al meglio le nuove generazioni, ancora più sensibili alle tematiche del benessere e della felicità.
Credo profondamente che un buon leader sia anche un buon insegnante: capace di riconoscere e valorizzare i talenti, orientandoli verso obiettivi di crescita condivisa. Un buon leader è anche colui che, una volta abbracciato il piano d’azione e appoggiate le intenzioni, indica la strada da seguire con suggerimenti e atteggiamento propositivo.
Per questo ritengo che partire con i giusti alleati sia strategico: il passo successivo è dimostrare, con numeri concreti, che investire sulla felicità organizzativa porta benefici reali a tutte le dimensioni aziendali — dai collaboratori ai clienti, dai partner ai fornitori.
Un collaboratore felice raggiungerà risultati migliori e proietterà questa felicità anche su clienti, partner, fornitori, colleghi, innescando una spirale virtuosa che contagerà tutti.
I miei primi passi mi hanno insegnato che, credendoci e agendo con determinazione, tutti gli altri elementi, in modo sincronico, si disporranno in modo tale da far accadere le cose.
La felicità si espande, generando una spirale virtuosa che alimenta la sostenibilità economica e relazionale dell’impresa.
Quali ostacoli hai incontrato o pensi di incontrare?
Sono consapevole che il percorso verso il cambiamento non sarà sempre lineare: ostacoli, pause, difficoltà fanno parte del viaggio.

Tuttavia, ogni sfida è un’opportunità di crescita.
La vera sostenibilità, non solo economica ma anche umana, nasce in ambienti dove cura, rispetto, coerenza e gentilezza sono pratiche quotidiane, non slogan.
Le organizzazioni positive sono il futuro: quelle che sapranno mettere davvero le persone al centro non solo prospereranno, ma diventeranno esempi da seguire.
In un mondo iperconnesso e digitalizzato, ricercare, ritrovare e promuovere l’umano, il suo benessere e la sua felicità può sembrare anacronistico, ma è in realtà un atto rivoluzionario, urgente e necessario che potrà garantire una continuità nel tempo.
Non a caso, nella lingua francese è la parola “durabilité” ad indicare la “sostenibilità”, a ribadire la necessità imprescindibile di una visione a lungo termine che dovrebbe diventare la norma anche nella gestione delle persone nei contesti aziendali, mettendo in primo piano le loro esigenze e aspettative, il loro stare bene, assicurando in questo modo la prosperità dell’organizzazione e il suo conseguente perdurare nel tempo.
La coerenza come bussola
Guardando al futuro, sono convinta che la coerenza tra parole e azioni sarà l’elemento chiave.
Solo chi saprà incarnare i propri valori nella pratica quotidiana riuscirà a costruire un senso di appartenenza autentico.
Se al dire e al fare, alle parole e alle azioni, si aggiungesse anche un ultimo ma essenziale elemento, quello dell’essere, allora la formula sarebbe davvero vincente ed è a questa coerenza integrale che si dovrebbe mirare e verso cui andrebbero concentrati tutti gli sforzi dell’organizzazione.
La ridefinizione del proposito aziendale, orientato a un impatto positivo sulle persone e sul pianeta, sarà decisiva per coinvolgere i collaboratori non solo come lavoratori, ma come esseri umani parte di un progetto collettivo.